IDENTITA’ GOLOSE 2018 3 – 5 Marzo 2018 a Fieramilanocity Portello
PRENOTA DA NOI , SEI A 5 MINUTI !
Il Fattore Umano, sarà questo il tema, il filo conduttore di Identità Golose 2018 a Milano, da sabato 3 marzo a lunedì 5. Viviamo un’epoca dove è più facile avere lo sguardo rivolto a uno schermo piuttosto che verso il viso di una persona, un tempo nel quale troppe cose, sul lavoro e nella vita privata, sono ricondotte a internet e alla freddezza di rapporti superficiali, dove si ha fretta per tutto e tutto viene ridotto a selfie e autoscatti spesso senza spessore. Tutti fotografi al punto che in rete i piatti troppo spesso piacciono perché belli quando in realtà, una pietanza deve risultare innanzitutto buona.
Nel momento in cui scriviamo, il numero di ristoranti recensiti nella nostra Guida 2018 è salito 910. Ma le segnalazioni di insegne del nostro progetto online non si ferma a questa cifra perché quasi tutti i cuochi di queste insegne sono stati da noi interrogati su una questione precisa: qual è il posto in cui vai a mangiare (o bere, o comprare o mangiare un gelato) nella tua città? Dove ti rifugi appena hai un momento libero? E’ la voce Chef consiglia, un’interessante “guida nella guida”, che vi aiutiamo a consultare da qui. Oggi iniziamo con gli chef di Milano.
Fabrizio Albini (The Stage)
Serge Milano, via Mazzini 8, +39 02 89094918, Milano
Al pomeriggio, il cannoncino è antistress.
Matteo Aloe (Berberè Milano Isola)
Joia, via Panfilo 18, +39 02 29522124, Milano
Perché di Pietro Leemann ce n’è uno al mondo
Marco Ambrosino
Elita Bar, via Corsico 5, +39.02.36798711, Milano
Qualche metro accanto al mio ristorante: da Alioscia si mangia e beve bene.
Andrea Aprea (Vun)
Il Massimo del Gelato, via Castelvetro 18, +39.023494943, Milano
Massimo, Mirela e Alessio fanno un ottimo gelato.
Enrico Bartolini (Mudec)
Finger’s, via S. Gerolamo Emiliani 2, +39.02.54122675, Milano
Roberto Okabe mi dà sempre cose buone e mi rende spensierato.Abbiamo orizzonti che sfumano lontani all’orizzonte. Succede perché da sempre non ci limitiamo a percorrere in lungo e in largo l’Italia. Sappiamo così bene che il confronto per la nostra ristorazione va fatto con le altre realtà europee e continenti. Non solo: anche i clienti non si accontentano più. Penso a quando nei giornali e alla televisione si scriveva quasi solo del campionato italiano di calcio e degli impegni europei dei vari club, più polvere di stelle. Tutto il resto in rare pillole. Ora non c’è campionato, non vi è squadra e torneo di cui non puoi sapere tutto. Perché dev’essere diverso per chef e ristoratori? Perché dobbiamo auto-recluderci all’interno dei nostri confini?
Gli esempi arrivano dai nostri stessi professionisti. Come calciatori e allenatori sono sparsi per il pianeta, cosa inimmaginabile fino agli anni Novanta, così avviene con le insegne di buona, ottima cucina. E da protagonisti. Al mondo non basta più mangiare un italian sounding proposto da cuochi mediocri. Quello purtroppo ci sarà sempre e noi italiani per primi, così attenti alla cottura della pasta all’estero,